Dati Federlazio preoccupano, tagliare società partecipate per ridurre sprechi e recuperare fondi per la crescita

«I preoccupanti dati di Federlazio sullo stato dell'economia regionale impongono l’adozione di interventi incisivi: bisogna subito dichiarare guerra alla spesa improduttiva, iniziando dal ridimensionamento e dalla riduzione delle società partecipate pubbliche». Lo dice Cesare San Mauro, docente di diritto dell'economia e candidato al Senato nel Lazio con Centro democratico. «Addirittura – ha osservato – nel nostro Paese solo le partecipate comunali erano 4.206 alla data del 31 dicembre 2010. E sempre più spesso queste aziende sono causa di sprechi piuttosto che reali centri di erogazione di servizi efficienti e adeguati alla domanda dei cittadini». «I fondi risparmiati – ha concluso San Mauro – potrebbero essere investiti per ridare fiato all'agonizzante economia regionale, favorendo sano sviluppo e lavoro per i giovani».

Monte Paschi: vigilanza unica europea, più poteri a Bankitalia e tutele ai correntisti

«Un nuovo sistema di vigilanza unica a livello europeo, rafforzamento dei poteri di controllo di Bankitalia e innalzamento oltre i 103mila euro il tetto di salvaguardia per i correntisti». Così Cesare San Mauro, professore universitario di diritto dell’economia e candidato al Senato (Lazio 1) nelle liste di Centro democratico, è intervenuto in merito all’ultimo capitolo dello scandalo che ha investito il Monte dei Paschi di Siena. «Ripensare il quadro complessivo della vigilanza sulle banche da parte dell’Ue è una questione ineludibile: non è possibile associare alla moneta unica europea un sistema di controlli nazionale. E’ quindi necessario trasferire alla Bce i poteri necessari - prosegue San Mauro -. In parallelo, alla Banca d’Italia devono essere attribuiti in via definitiva i poteri di vigilanza sulle banche attualmente esercitati dalla Consob. Ripensando al tempo stesso anche le norme per la tutela dei risparmiatori - conclude San Mauro -. Il governo Monti ha legittimamente salvato le banche, ora ha anche l’obbligo di salvare i risparmiatori. Intanto elevando il tetto di salvaguardia, attualmente fissato a 103mila euro, per i correntisti. Un intervento che, ovviamente, andrebbe a tutelare non solo i clienti di Mps ma la generalità dei correntisti bancari».

Roma, 24 gennaio 2013

Ddl stabilità deludente, non disperdere i sacrifici fatti

Diciamoci la verità, il ddl stabilità con cui il governo Monti avrebbe dovuto chiudere la sua parentesi tecnica in vista delle elezioni politiche non è certo l’epilogo migliore per l’esecutivo dei professori. Non fosse altro per il fatto che, secondo la migliore (o peggiore, a seconda dei punti di vista) tradizione della politica italiana, anche questo testo di finanza pubblica ha finito per diventare un provvedimento omnibus, nel quale si è finito per infilare di tutto. Un testo pasticciato e deludente, addirittura «illeggibile» secondo il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che nelle pieghe dei 554 commi in cui è articolato nasconde, per la verità in modo neppure troppo attento, qualche bel regalo di Natale di cui, in tempi di crisi e di rigore, ci si sarebbe potutifrancamente risparmiare.
Non si capisce d’altra parte perché, senza entrare troppo nel dettaglio, una legge di stabilità dovrebbe preoccuparsi di aumentare di 40 milioni le risorse per l’editoria e di 15 quelle destinati alle tv e alle radio locali, o di consentire al Collegio nazionale dei maestri di sci (non ce ne vogliano a male se li citiamo tra gli esempi) di attingere al nuovo Fondo nazionale per i comuni montani. Né si capiscono i criteri e le proporzioni utilizzati per destinare appena 500mila euro alla ricerca sulle malattie del pancreas e altrettanti in favore della Lega italiana per la lotta contro i tumori (Lilt), se allo stesso tempo il ddl stanzia 10 milioni di euro all’Ice, celebre per il fatto di spendere più per il suo funzionamento che in investimenti per la promozione delle aziende italiane all’estero, scopo della sua missione.
Di fronte a simili provvedimenti resta solo un auspicio. Che dal dicastero dell’Economia, nella persona del ministro Grilli, in ciò che resta di questa legislatura ormai avviata verso la conclusione, arrivi un segnale forte e chiaro. Per salvaguardare gli sforzi finora fatti dal Paese sulla via del rigore e i risultati che, malgrado l’epilogo deludente del Ddl Stabilità, l’esecutivo guidato da Monti ha saputo raggiungere in questi tredici mesi di governo.
Cesare San Mauro

La spesa da tagliare? Quella improduttiva

Siamo entrati nel vivo di una campagna elettorale che, mai come stavolta, popola l’orizzonte di nubi cariche di incognite per il futuro del nostro Paese. Per la verità le avvisaglie di un pericoloso rallentamento sulla strada del rigore, energicamente intrapresa nei primi mesi del suo mandato dal governo Monti, si erano già intraviste con l’approvazione del Ddl Stabilità. Un provvedimento «pasticciato e deludente», come avevamo scritto proprio su queste pagine nell’ultimo intervento, che di sicuro non è stato l’epilogo migliore per l’esperienza dell’esecutivo tecnico.
E’ perfettamente chiaro ormai a tutti quanto la coperta dei conti pubblici italiani sia diventata corta. Una situazione di fronte alla quale la politica ha il compito, meglio il dovere, di fare delle scelte, a volte impopolari, che, metaforicamente, si traducono in un dubbio amletico: coprire il viso scoprendo i piedi o viceversa? Decisioni, ovviamente, per nulla facile. Che, tuttavia, non possono in alcun modo essere condizionate dal rischio che, proprio per effetto della campagna elettorale e delle sue logiche, animate dalla comprensibile ricerca del consenso, si finisca per proporre terapie diverse da quelle che realmente servirebbero per curare il paziente Italia.
Ho personalmente elogiato il coraggio dimostrato da Monti nel percorrere l’accidentata strada del risanamento con rigore e determinazione. Mi auguro adesso che, riposto il Loden per vestire la casacca del politico, il professore prosegua sullo stesso percorso senza cambi di rotta e di marcia. Il prossimo passo, d’altra parte, non può che essere uno: dichiarare guerra alla spesa improduttiva, iniziando dal ridimensionamento e dalla riduzione delle migliaia di società partecipate pubbliche (solo quelle comunali erano 4.206 alla data del 31 dicembre 2010), sempre più spesso causa di sprechi che centri di erogazione di servizi efficienti e adeguati alla domanda dei cittadini.
Cesare San Mauro

La lezione greca, spinta verso l’unione politica

La vicenda della Grecia, data a lungo per spacciata prima che l’accordo tra l’Eurogruppo e il Fondo monetario internazionale sul debito di Atene ne assicurasse la permanenza nell’Unione europea, è significativa e rappresenta un emblematico insegnamento per quanti, soprattutto in questi ultimi mesi, hanno diffuso, in modo spesso superficiale e avventato, il pericoloso verbo dell’antieuropeismo.
L’accordo sul salvataggio della Grecia ha allentato l’obiettivo di rientro imposto ad Atene, portando dal 120 al 124% del Pil il livello del debito che dovrà essere raggiunto entro il 2020. Rendendo, in sostanza, più sostenibili gli enormi sacrifici dei quali il popolo greco è stato chiamato a farsi carico per il risanamento del Paese. Cosa dimostra, quindi, l’epilogo di questa storia che, parafrasando Eschilo, avrebbe potuto assumere i contorni di una vera e propria tragedia, non solo per la Grecia ma per l’intera Unione europea? Che evidentemente la forza attrattiva dell’Euro, inteso come moneta unica, è molto più forte di quanto non lo siano gli elementi negativi continuamente sottolineati ed enfatizzati dai suoi detrattori.
Elementi negativi che, evidentemente, non mancano ma che la positiva soluzione della vicenda greca può contribuire a risolvere. Perché se l’accordo che ha consentito il salvataggio della Grecia è senza dubbio la prova provata dell’esistenza dell’Europa non come astratta unione di stati, ma come concreta e fattiva istituzione sovranazionale, allora dare vita all’unione monetaria non è stato un errore. Non resta, quindi, che percorrere il passo decisivo per traghettare l’Europa verso il traguardo irrinunciabile dell’unione politica.
Cesare San Mauro

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